Narrazioni a tinte forti
Analisi critica di Simona Di Bella
[Testo redatto in occasione della personale di Lorenzo Guarnera dal titolo Ex Istante, settembre 2023]
La spirale e il movimento sono elementi caratterizzanti del linguaggio artistico di Lorenzo Guarnera, un percorso artistico in continua sperimentazione che trova il suo culmine nella ricerca di sconfinamento tra aspetti estremamente contemporanei e struggenti echi di una classicità che si traduce in stile ed eleganza. Un linguaggio artistico non definibile, una commistione di elementi dal difficile dialogo che l’artista riesce a far vibrare come gli elementi di un’orchestra. Tecnologia, tecnica e creatività sono la sua cifra stilistica. Un sorprendente ponte tra immagini senza tempo, sospese in luoghi celati dell’anima, e la quotidiana tecnologia che apparentemente restituisce all’opera una collocazione spaziotemporale. L’artista rappresenta i suoi soggetti dando al fruitore la possibilità di sentire un racconto, la storia di un attimo o di una vita intera.
È necessaria una lettura stratificata per le opere di Guarnera, nell’apparente leggerezza, talvolta a tinte ironiche, traspaiono verità ulteriori, altre. Marcel Duchamp nel “Étant donnés” installa una semplice porta di legno, solo chi ha la capacità di osare, di andare oltre, avrà la possibilità di vedere l’opera che si cela oltre il buco della serratura. Per chi non si affranca dal condizionamento retinico l’opera sarà “solo” quella porta di legno.
Creativo per professione, Lorenzo Guarnera si esprime in modo eclettico con la consapevolezza di chi conosce bene la tecnologia digital video, della quale si serve con naturalezza.
Inizia ogni lavoro partendo dalla fotografia, sviluppa il cosiddetto bozzetto utilizzando i supporti tecnologici per poi trasferire il tutto sulla tela. Sono degli step a sé stanti. Foto, immagine e tela vivono indipendentemente l’uno dall’altro. Sulla tela tutto si trasforma in un percorso ulteriore. Lo sfondo è spesso materico, l’artista interviene utilizzando delle polveri per creare un effetto ruvido, graffiato, che talvolta trasferisce all’opera una funzionale tridimensionalità. Sul piano del linguaggio sembra prevalere la forza del colore che, sovrapposto alla tensione del segno, deflagra con accensioni violente e contrastanti. Il colore vibra di energia travolgente e rasserenante al contempo, la pastosità dona all’opera una profondità magnetica agli occhi di chi la fruisce.
Una verità che nasce dalla voglia di attingere alla vita di tutti i giorni, attimi rubati, frame di emozioni libere da qualunque progettazione razionale. Se l’elemento umano fa pensare a un racconto reale, l’artista invece lascia al fruitore la possibilità di un’esperienza immersiva, come un racconto ancora da scrivere. Il viaggio è un elemento importante nel lavoro di Guarnera, fatto di emozioni, di partenze, di arrivi, di addii e di attese. L’attesa è concettualmente presente nella vita dell’artista, ed è in questo muoversi che diventa una voce narrante; il testimone dei percorsi tracciati nella vita di ogni persona incrociata in luoghi e non luoghi.
”Le poetiche della meraviglia, dell’ingegno, della metafora, tendono in fondo a stabilire questo compito inventivo dell’uomo contemporaneo, che vede nell’opera non un oggetto o uno spazio su rapporti palesi da godere come bello, ma un mistero da investigare, un compito da perseguire, uno stimolo alla vivacità dell’immaginazione.“
Umberto Eco, dal saggio “Opera Aperta”
Cogliere l’essenza di un istante vuol dire rendere unici frammenti di tempo, attimi sospesi come fiocchi di neve. Guarnera è un visivo che naviga senza paura sperimentando nuove forme espressive, per certi aspetti si avvicina anche ai concetti e all’estetica pop, con riferimenti alla cultura popolare urbana, ai fumetti, all’illustrazione, agli oggetti di tutti i giorni, alle immagini dei giornali, alla pubblicità. Tutto nasce da un’impressione o da qualcosa che ne accende la curiosità e via via si amplifica. Si aggiunge poi l’aspetto riflessivo, una sorta di frammentazione in attimi a cui il più delle volte non si dà rilevanza perché diluiti nel “tutto” del quotidiano. La forza artistica di Guarnera sta nell’equilibrio che occhio, cuore e mente hanno nel percepire la realtà. I suoi quadri sono memorie, simboli, elementi di un’esplicita metafora.
Oltrepassa la ricerca di un linguaggio riconoscibile a favore di una sperimentazione in continuo mutamento lasciandosi contaminare da ogni forma d’arte. La figura è al centro della sua ricerca, anche nella realizzazione di uno sfondo o di un paesaggio, è forte la presenza, il punto di vista, che non si limita alla pura narrazione, ma entra dentro l’opera, ne diviene parte attiva. Velasquez utilizzò lo stratagemma dello specchio per giustificare la propria presenza all’interno de “Las Meninas”, rendendo lo spettatore attivo, Guarnera in “TAP, self portrait” utilizza lo stesso concetto entrando nell’opera attraverso il display del cellulare invitando il pubblico a interagire. Le opere di Guarnera sono permeate di quella passione a tinte forti che rende drammaticamente poetico ogni angolo, che si tratti di un luogo o di un corpo.

Simona Di Bella, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Catania, si interessa e scrive d’Arte e di Comunicazione, nel frattempo insegna.
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