
L’essenziale non accade mai esattamente “in centro”, ma in una zona laterale, fragile, sottratta.
Calzini bianchi al sole è una parodia leggera e allo stesso tempo spietata dell’uomo contemporaneo, tra vanità e abbandono, tra sole e resa. Guarnera, ancora una volta, accende il reale con una luce straniante e critica.
In quest’opera, Guarnera raggiunge un vertice della sua vena più sardonica e pop, sublimando la banalità in icona. Un uomo in posa statica e disillusa, domina la scena con una presenza tanto ridicola quanto ieratica. L’elemento perturbante però è quel dettaglio da cui prende il titolo l’opera: quei calzini candidi che, anziché essere fuori luogo, sembrano caricarsi di una sacralità paradossale, una sorta di aureola domestica ai piedi.
La luce abbacinante, l’ombra tagliente e la postura congelano l’immagine in una temporalità surreale: un eterno mezzogiorno dell’assurdo. L’estetica balneare, che in Guarnera è solitamente campo di indagine antropologica, qui si trasforma in palcoscenico del grottesco, dove ogni gesto si fa epigrafe.
La pittura è pulita, volutamente piatta in alcune zone, come a citare l’iconografia pubblicitaria o la grafica da rivista anni ’80, ma il sottotesto è tagliente: la virilità è svuotata, il corpo maschile è esposto senza eroismo, ridotto a silhouette del quotidiano.
Tecnica mista (acrilici, pastelli e sabbia pomice) su tela
F.to 60×60 cm
2023