
Ritratto postumo.
La serenità è una conquista più complessa della felicità perché mira a durare più a lungo, anzi, lo pretende.
“Questo ritratto di mio padre rappresenta tra l’altro la mia “ripresa” dopo una lunghissima pausa dalla pittura, produzione interrotta di fatto nel 1997.”
Quest’opera segna un punto di svolta nella traiettoria di Guarnera: non solo perché riattiva un gesto pittorico interrotto, ma perché lo fa affidandosi a un’immagine carica di densità esistenziale. Il padre ritratto, assorto nella lettura, è colto in un tempo sospeso, dove il gesto quotidiano si innalza a forma di contemplazione. La frontalità della posa è spezzata da una divisione cromatica netta: il rosso profondo del basso, luogo dell’affetto, e l’astrazione turbinosa dello sfondo, dove la materia pittorica si fa eco interiore, sedimentazione della memoria.
La pittura si riattiva così non come gesto tecnico, ma come necessità. L’opera si impone come atto rifondativo: non solo come ritorno alla pittura, ma come riaffermazione di una poetica fondata sull’essenziale. Lì, nel volto assorto del padre che legge, Guarnera non cerca la somiglianza, ma un tempo che resta. Non il ricordo come nostalgia, ma come radice. L’arte, qui, diventa atto di cura, di presenza, di pensiero.
Gianni non è più solo un padre, ma un’immagine di durata, di pensiero, di radice.
Tecnica mista (acrilici, pastelli e sabbia pomice) su tela
80×80 cm
2022